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 “Sì, che grande orchestra la Mozart!” Sir Roger Norrington

“Se oggi si vuol ascoltare dal vivo il pensiero di Claudio [Abbado], si può fare davvero solo con la Mozart” Gaston Founier Facio, Consulente artistico dell’Orchestra Mozart

“E’ con immensa gioia che riprendo contatto con Voi per annunciarvi una bellissima notizia: il 13 settembre la nostra amatissima Orchestra Mozart ritornerà a Bologna e, per la prima volta, sul palcoscenico del Teatro Auditorium Manzoni, con la direzione di Daniele Gatti, suo Direttore musicale da due anni”.

Mai comunicazione è stata più gradita di questo messaggio e mail, datato 28 luglio scorso, inviato a noi, Amici della Mozart, dal Presidente dell’Accademia Filarmonica di Bologna, Prof. Loris Azzaroni.

Ci lasciamo alle spalle mesi su mesi di incertezze e silenzio.

Il bel concerto tenutosi in Ravello a inizio settembre 2020, nell’ambito del 68° Festival Musicale –che si svolge ogni anno nella suggestiva località campana-, del quale ho dato conto a suo tempo, aveva fatto sperare in una ripresa, sia pure all’insegna di una certa prudenza.

Ma la pandemia non ha permesso di voltar pagina, nemmeno dopo i primi mesi di campagna vaccinale nel nostro Paese. Campagna partita finalmente col piede giusto (alla buonora!), sia pure tra ritardi, incongruenze, nonché, a mio avviso, contraddittoria informazione, fornita sul tema, dalle autorità politiche e sanitarie, alla pubblica opinione, già disorientata di suo, specie a fronte a un evento mondiale cui tutti eravamo impreparati. Pubblica opinione ahimé  troppo spesso recalcitrante all’osservanza delle basilari regole, ripetute, queste sì, fino alla nausea; ma disattese con scrupolo degno di miglior causa.

Dunque addio all’atteso concerto di Pasqua e Pasquetta che avrebbe dovuto tenersi, sia pure in modalità streaming, a Lugano, presso il LAC, nell’ambito di Lugano Musica: un appuntamento con Mozart, Stravinskij e Prokof’ev interpretati dai Solisti dell’Orchestra Mozart: Manuel Kastl; Francesco Senese; Federica Vignoni; Giacomo Tesini; Behrang Rassekhi; Gabriele Geminiani; Luigi Mazzucato; Luca Bacelli. Evento annullato, come altri programmati da Lugano Musica.

Ma ne ero certa: lo staff dell’Accademia Filarmonica, costituito da Laura, Flavia, Paola, Virginia, coordinato dal Presidente, stava preparando in silenzio il futuro; magari con pensiero e cuore rivolti al prossimo Orchestra Mozart Festival, la settimana successiva a quella di Pasqua.

Pochi giorni prima della nostra partenza per un breve periodo di vacanza in Alto Adige, la lieta sorpresa!

Con un programma speciale, tra Classicismo e Neoclassicismo, di cui parlerò più avanti.

Il concerto a Bologna (realizzato con il contributo di Alfasigma S.p.A., sostenitrice partner dei Solisti dell’Orchestra Mozart: chapeau!) è la seconda tappa di un’importante tournée che riporterà la nostra compagine su prestigiosi palcoscenici in Italia e in Europa: il giorno precedente, 12 settembre, al Maggio Musicale Fiorentino (di cui Gatti diventerà responsabile artistico l’anno prossimo), mentre il 14 essa inaugurerà la stagione di Lugano Musica.

Il cerchio si chiude, quindi. Anzi: si apre a nuova vita. Poi, aggiungo come notizia, nel prossimo mese di dicembre, è previsto un concerto dei Nostri a Roma: EVVIVA!

E…non è tutto. La lettera del Presidente è indirizzata a coloro, come la sottoscritta e coniuge, che hanno rinunciato al rimborso dei biglietti e degli abbonamenti acquistati per i concerti annullati causa Coronavirus nel 2020; ciò al fine di sostenere l’amata Orchestra.

A noi è riservato un trattamento di favore: saremo i primi a scegliere e ad assicurarci un posto al Teatro Manzoni; preziosa opportunità, specie in considerazione del fatto che, a causa della normativa anti-Covid, la disponibilità sarà giocoforza ridotta.

Con Laura, sempre disponile ed efficiente,  tratto al telefono il problema posti: me ne assicuro due in platea avanti, insomma in prima fila; a inizio settembre non dovrò far altro che recarmi negli uffici di Bologna Welcome (la società che gestisce gli eventi di rilievo nella nostra città), pagarne l’importo -godiamo anche di un piccolo sconto- e ritirarli.

Per il concerto del 13 settembre (ore 20.30) l’Orchestra eseguirà un programma fra Classicismo e Neoclassicismo [1], riprendendo così il cammino elaborato in vista del Festival 2020, giocoforza interrotto a causa della pandemia.

L’Accademia Filarmonica di Bologna e la sua Orchestra Mozart dedicano il concerto al ricordo della carissima Maria Teresa Bubani Liguori, mancata un anno fa, che tanto si è spesa per l’Accademia Filarmonica e l’Orchestra Mozart.

Wolfgang Amadeus Mozart: Sinfonia Concertante per violino, viola e orchestra, con i Solisti dell’Orchestra Mozart Raphael Christ e Simone Briatore e, come terzo brano, la Sinfonia n. 41, Jupiter.

Al centro Apollon Musagète di Igor Stravinskij (del quale quest’anno ricorre il cinquantenario dalla scomparsa).

Lugano Musica, nel presentare il concerto, sottolinea come esso sia omaggio a due Autori che hanno saputo coniugare genio e popolarità.

Mozart appartiene al secolo dei Lumi, spirito ribelle, mai inquadrabile; Stravinskij è l’artista del Novecento, del nuovo Secolo: entrambi “cosmopoliti, rivoluzionari nella scrittura musicale, usata con grande maestria, dissimulata sotto una facilità sorprendente”.

E non è solo sul confine tra Classicismo e Neoclassicismo che si gioca il rapporto tra le due opere scelte per il nostro concerto: da una parte la Sinfonia n. 41 (Jupiter), esempio delle grandi creazioni del periodo maturo mozartiano, dall’altra, e l’Apollon ne è espressione, ci troviamo di fronte ad una svolta che, negli anni Venti e Trenta del Novecento, porta Stravinskij ad abbandonare le tendenze avanguardiste riprendendo le forme classiche e barocche.

Ecco, nel dettaglio:

ORCHESTRA MOZART


DANIELE GATTI
Direttore
Raphael Christ Violino
Simone Briatore Viola

 

Wolfgang Amadeus Mozart, Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra in Mi bemolle maggiore K 364

 Igor Stravinskij, Apollon Musagète

Wolfgang Amadeus Mozart, Sinfonia n. 41 in Do maggiore K 551, Jupiter

Ci rechiamo per tempo al Teatro Manzoni, in  una sera mite che ancora profuma d’estate.

Davanti all’ingresso, belli disciplinati con le nostre -indispensabili- mascherine attendiamo in fila che ci controllino il green pass; nessuno protesta, nessuno tira in ballo il “diritto” di infettare gli altri e/o di venir contagiato. C’è il clima elettrizzante da primo giorno di scuola, l’atmosfera è serena, nella gioia di ritrovarsi dopo tanto tempo. Non ci si riconosce subito, causa lo schermo delle “chirurgiche” (indossate dai più) o delle FFP2 (per diffidenti, come la sottoscritta), si va… alla voce, ma che importa…..Ciò che importa è essere qui, stasera.

La fila scorre rapida: il teatro non può essere riempito come in tempi normali, ma c’è un certo afflusso. Anzi vedo diverse persone che accorrono in direzione biglietteria: forse qualche posto si è liberato, ipotizzo, dopo il dichiarato sold out dei giorni scorsi.

Finalmente entriamo e ci sediamo subito ai nostri posti. Siamo ad un passo da Musicisti e Direttore.

Mi guardo attorno. Ci sono i due immancabili gemelli medici dagli occhi azzurri, sempre un po’ distaccati e…rigidini, come da consolidato copione; le due collaudatissime coppie di Notai con rispettive Signore, la Presidente della Fondazione Banca del Monte, un gruppo folto di giovani dei quali cogli subito l’interesse autentico verso la Musica e la nostra Orchestra……

Saluto da lontano Maria Orlandi Biagi che resiste stoica con la FFP2, mentre da qualche minuto ho optato per una più comoda “chirurgica”. Ecco il Presidente dell’Accademia Filarmonica, che ci sorride.

Assume un certo sapore proustiano la voce dello speaker che annuncia l’inizio del concerto. Come in passato, ma con l’aggiunta di tenere i dispositivi di sicurezza per tutta la serata e osservare le distanze di sicurezza. Può starne certo.

Fanno il loro ingresso, accolti da un caloroso applauso.

Emozione allo stato puro. Francesco (Senese) preceduto dall’affezionato violino, Giacomo (Tesini), Verena Maria Fitz (che ricorda di Claudio Abbado, oltre la smisurata cultura musicale, la profonda umanità), Nicola (Bignami), Manuel (Kastl) e Gabrielle (Shek), tutte ottime garanzie, le viole Behrang (Rassekhi) e il sosia Luigi (Mazzucato), Javier Lopez Calvo; i cari violoncellisti Gabri (Gabriele Geminiani),  Walter Vestidello, Martin Leo Schmidt dall’aria sbarazzina ….Giuseppe Russo col suo corno…poi tutti gli altri.

L’Orchestra non è al completo, va da sé, ma è ugualmente un bel gruppo.

Francesco fa da primo violino, in attesa del trio centrale: Direttore e due Solisti.

Il Trio non si fa attendere. Sorridono felici. Daniele Gatti è al debutto come Direttore della Mozart, anche se a Bologna è di casa. Infatti ha ricoperto la carica di  Direttore musicale del Teatro Comunale dal 1997 al 2007.

Insieme a Raphael Christ, giovane grande interprete (leggo, sul prezioso libretto distribuitoci all’ingresso, che suona un violino di David Tecchler del 1714) c’è una nuova (almeno per me) conoscenza, il violista Simone Briatore.

Alcune note ufficiali su di lui.

Nato a Torino, ha conseguito i diplomi di violino, viola e composizione nella sua città di origine. Si è perfezionato con Pavel Vernikov, Vadim Brodski e, successivamente, con Christoph Schiller, Bruno Giuranna, Wolfram Christ e Tabea Zimmermann.

È stato ospite di numerose istituzioni italiane in qualità di solista e camerista (Unione Musicale di Torino, MiTo, Teatro della Pergola di Firenze, Gog di Genova, Società del Quartetto di Bergamo, Museo del violino di Cremona, Teatro Bellini di Catania, Società Aquilana dei concerti Barattelli). Ha tenuto concerti in numerose formazioni da camera accanto a musicisti come Martha Argerich, Lorenza Borrani, Enrico Bronzi, Mario Brunello, Bruno Canino, Alessandro Carbonare, Giuliano Carmignola, Enrico Dindo, Ingrid Fliter, Ilya Gringolts, Ilya Grubert, Alexander Lonquich, Andrea Lucchesini, Domenico Nordio, Enrico Pace, Mariusz Patyra, Massimo Quarta, Alexander Sitkovetsky e Pavel Vernikov.

Come prima viola ha suonato con l’Orchestra Filarmonica di Torino, l’Orchestra da camera di Mantova, l’Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala, la stessa nostra Orchestra Mozart, l’Orchestra Filarmonica di Gran Canaria, la World Orchestra for Peace fondata da Georg Solti, la Camerata Salzburg, l’orchestra del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Leonore di Pistoia.

Dal 1998 al 2009 ha ricoperto il ruolo di Prima viola nell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e dal 2009 è Prima viola dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Insomma, un bel personaggio.

 

Pronti? Via!

Noto che, mentre i compagni vestono abiti da concerto, in lungo le ragazze, giacca e cravatta i signori, i due solisti sono in tenuta informale, immagino per l’affascinante, ma faticoso, impegno che si accingono a profondere.

 

Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra in Mi bemolle maggiore, K364 [2]

Si articola su tre movimenti:

Allegro maestoso (Mi bemolle maggiore)

Andante (Do minore)

Presto (Mi bemolle maggiore)

Viene composta a Salisburgo dal ventitreenne Wolfgang nel 1779 -poco prima dell’abbandono, in favore di Vienna, dell’odioso servizio presso il locale arcivescovo-[3], immediatamente dopo il concerto per due pianoforti e orchestra K365 (a sua volta nella tonalità Mi bemolle maggiore) e il ritorno dal viaggio che aveva portato il nostro genio da Mannheim e a Parigi.

Il genere concertante era di gran moda in quelle città, soprattutto Mannheim, che potevano vantare il primato in Europa, con orchestre di prima qualità sia per la presenza di virtuosi eccelsi che per ampiezza e affiatamento dell’organico.

Nella composizione Mozart non concepisce una struttura nella quale ai solisti siano riservate ampie possibilità individuali, ma piuttosto intende creare un dialogo continuo violino /viola e tra questi e l’orchestra.

Il primo tempo Allegro Maestoso è una pagina sinfonica. Dopo un’ampia introduzione orchestrale, i due solisti prendono la scena, scambiandosi il materiale tematico, consistente in ampie melodie cantabili che assumono colorazioni diverse a seconda che siano intonate dall’uno o dall’altro solista.

Davvero i due si prendono la scena; suggestione infinita averli lì, a pochi passi da te…ne odi il respiro.

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Si crea e si rinnova, istante dopo istante, la meravigliosa complicità tra Musicisti, Direttore e Pubblico. Un clima che percepisco nella Mozart in modo più forte rispetto ad altre, pur autorevoli, compagini. Il “Gatto” è felice e sorride sornione.

Subito mi accorgo che dirige a memoria; segno di continuità col nostro Claudio.

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Mi rammarico di non saper disegnare, come il mio compianto padre: se avessi questa abilità traccerei un profilo del riccioluto Raphael: concentratissimo, appassionato, appassionante. Un soggetto da quadro di Caravaggio.

Alla ricerca delle verità esistenziali attraverso la Musica e il Violino, così come Michelangelo Merisi si mescolava senza infingimenti con le realtà più dure della sua epoca, veloce a sfidare il mondo.

Raphael: sempre pronto a dar piglio alla spada…pardon al violino. In guardia!

L’Andante è una pagina lirica in cui l’orchestra ha funzione di accompagnamento dei due strumenti solisti che, senza soluzione di continuità, alternano e compenetrano temi di soave bellezza e irresistibile poesia.

Comincia il violino, la viola riprende il tema…una certa aria malinconica, preludio al romantico.

Ma il Presto, che conclude la sinfonia concertante, è un  rondò dal ritmo instancabile e luminoso, con andirivieni “alla turca”.

Applausi entusiastici. Siamo tornati!  Ognuno lo ripete a se stesso e lo confida agli altri.
Per chi ha la bontà di leggermi segnalo la bellissima interpretazione di Gidon Kremer (violino) e Kim Kashkanian (viola) con i Wiener Philarmoniker diretti dal mitico Nikolaus Harnoncourt.

..e l’Andante in Do minore con Claudio Abbado (Direttore) e  super Giuliano Carmignola (Violino)

Breve pausa tecnica per consentire di mescolar le carte tra gl’interpreti; ora i due protagonisti del brano precedente siedono, in giacca e cravatta, accanto ai loro colleghi.

 Ci immergiamo nel secondo sogno, un universo composto di soli archi.

Igor Stravinskij, Apollon Musagète

Apollon Musagète –o Apollo- è un balletto neoclassico in due quadri (revisionato nel 1947) [4].

Nel 1927 la mecenate americana Elizabeth Sprangue Coolidge -1864/1953, pianista e mecenate della musica, in particolare della musica da camera- commissiona a Stavinskij una composizione su soggetto libero della durata di circa mezz’ora, adatta ad un ristretto organico, per il Festival di Musica Contemporanea della Library of Congress di Washington.

Questa offerta avrebbe permesso al musicista di realizzare un progetto cui pensava da tempo, cioè scrivere “un balletto ispirato a qualche momento o episodio della mitologia greca, la cui plasticità avrebbe dovuto essere trasfigurata dalla danza cosiddetta classica”. Egli scelse come soggetto il mito greco di Apollo che istruisce le Muse e le conduce al Parnaso.

Il numero delle Muse è ridotto a tre: Calliope, Polimnia, Tersicore.

Il balletto è strutturato rigidamente in pezzi chiusi, secondo lo stile del balletto classico (pas d’action, variations, pas de deux, coda) e viene ridotto pure l’organico strumentale.

L’opera è composta a Nizza tra il luglio 1927 e il gennaio 1928, concepita dall’Autore come un omaggio al Seicento francese, così leggo.

Prima rappresentazione a Washington il 27 aprile 1928. Il primo allestimento (scene e coreografia) non soddisfa l’A., tanto che questi incarica subito il celebre Sergei Diaghilev, arcinoto impresario dei Ballets Russes, per il quale Stravinskij aveva già composto altri balletti, come L’Uccello di fuoco; Petrouchka e La Sagra della Primavera.

Prima rappresentazione europea: a Parigi, il 22 giugno dello stesso anno al Teatro Sarah Bernhardt, con la coreografia di un giovane destinato alla gloria, George Balanchine. Nel ruolo del protagonista Serge Lifar.

Con la versione coreografata da Balanchine nasce lo stile neoclassico in teatro.

In Italia l’opera viene conosciuta nel 1950, presso il Teatro la Fenice di Venezia, nell’ambito del Festival di Musica Contemporanea.

Poche parole sulla trama.

Primo quadro. Su un’isola del Mare Egeo Latona dà alla luce un figlio di Zeus che chiamerà Apollo. Il nuovo nato si presenta già con fattezze di adulto: liberatosi dalle fasce, riceve in dono un liuto -simbolo della sua futura grandezza musicale- offertogli da due dee che lo scortano verso l’Olimpo.

Nel secondo quadro entrano in scena tre Muse: Calliope, Polimnia e Tersicore, che danzano con Apollo che le istruisce nell’arte che le rappresenta, divenendo così il loro maestro:

Calliope, musa della poesia, riceve uno stilo ed una tavoletta, simboli della poesia e della metrica; a Polimnia, musa della mimica, Apollo dona una maschera; a Tersicore, musa della danza, la preferita dal dio, una lira.

Nell’apoteosi finale il dio conduce le muse verso il monte Parnaso che, da quel momento in poi, sarà la loro dimora.

Secondo l’autorevole critica “Apollon Musagète rappresenta, nella forma più pura e rarefatta, la fase antica, o meglio greca, del periodo neoclassico di Stravinskij ed è in questo senso una prima tappa del cammino stilistico ed espressivo che culminerà in opere come Perséphone (1934) e soprattutto in Orpheus (1948)”.

Stasera non assisteremo al balletto, ma vivremo con l’Orchestra momenti magici.

L’organico è composto da un’orchestra di soli archi: “L’idea di scrivere una musica nella quale tutto gravitasse intorno al principio melodico”, precisa Stravinskij, “esercitò sul mio spirito un’attrazione irresistibile. E poi, che piacere ritemprarsi nell’eufonia multisonora degli strumenti ad arco e farla penetrare nei più piccoli recessi della trama polifonica!”

Un balletto in piena regola, lo vedi, lo senti. Ti figuri l’immenso Roberto Bolle che vola tra i Nostri.

E’ una musica all’apparenza difficile, che sembrerebbe aulica, quasi distaccata, ma, se ti concentri appena un attimo, ti è familiare.

Con le sue (apparenti) dissonanze, che Igor non abbandona mai.

Direzione di Daniel Harding

Ultimo brano, a suggellare un concerto memorabile, senza intervallo, per evitare, ritengo, occasioni di rischio. Uno sforzo notevole per la Mozart, quasi due ore di impegno.

Entrano altri membri, incluso Robert Kendell, il nostro timpanista, e Mattia Petrilli, flautista senza pari.

Su tutti aleggia una sorta di nume tutelare, una persona che appare spesso nei miei commenti in materia di Musica: Marco Caselli Nirmal, grande fotografo e amico.

Mauro si accorge che, dall’ultimo piano della galleria, scatta le sue splendide immagini (peccato che qui non venga resa loro giustizia).

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Poi, eccolo in platea, a pochi passi da noi. Riesco ad indirizzargli un saluto, breve, per non disturbarlo Marco! Ciao…. Risponde con un sorriso.

Tutte le fotografie che qui riporto sono opera sua; me lo consente  volentieri.

La cara sinfonia in Do maggiore n. 41 (K551) è stata da me commentata in occasione dell’Orchestra Mozart Festival del 2018, ultima giornata, ed è a questo scritto che rimando.

Solo una breve considerazione [5]: “Nonostante l’elaborato impianto costruttivo e l’olimpica monumentalità………la partitura non dimentica un ideale di semplicità, di leggerezza, di trasparenza, che viene raggiunto attraverso l’inconsueta orchestrazione, a volte emula dell’intimità della musica da camera”

Offro una perla davvero preziosa: la direzione del mitico Bruno Walter. Peccato ci sia solo l’audio e non sia indicata la data dell’interpretazione

Ritorniamo a stasera.

Un’ovazione;  vorremmo che non se ne andassero mai. Meraviglioso! Ci hanno incantati per circa due ore, senza intervallo, del quale immagino nessuno abbia percepito l’esigenza. Guai sciupare i momenti magici.

Ci concedono un bis di extralusso, sempre con Mozart protagonista: si tratta dell’Allegro vivace della Sinfonia n. 34, in Do maggiore K338.

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La sfida (vinta) di Orchestra e Direttore è essere riusciti a coinvolgere alla perfezione il pubblico in questo viaggio circolare: dal Classicismo al Neoclassicismo: Andata e Ritorno.

Cominciamo a defluire, pian piano, disciplinati come all’entrata, ma con un’intensa gioia nel cuore.

Appuntamento per il saluto all’uscita degli artisti, lungo la stradina che costeggia il teatro.

Francesco si avvicina e, senza tanti complimenti, bacia e abbraccia me e Mauro.

Giacomo, Gabrielle, Raphael…..

Ritorniamo a casa col cuore leggero.

Ecco un’immagine di alcuni dei Nostri che si concedono la meritata cena con lo staff dell’Accademia Filarmonica.

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DA CAPO, dicevamo all’inizio.

E’ così. Riprendono i concerti organizzati dall’Accademia Filarmonica (Quartetti e Sabati dell’Accademia), fino a dicembre, uno più bello dell’altro.

Cito solo il primo.

Il 16 settembre (alle 19:30 o alle 21:00, a seconda dell’orario scelto, in ottemperanza alle norme anticovid), i Solisti dell’Orchestra Mozart interpreteranno il Quintetto per due violini, viola e due violoncelli in Do maggiore, Op. 163, D. 956 di Franz Schubert, terminata nel settembre 1828, due mesi prima della morte, ma rappresentata solo nel 1850.

Chi sono i solisti?

Francesco Senese (violino)

Manuel Kastl       (violino)

Behrang Rassekhi (viola)

Walter Vestidello (violoncello) e…last, but not least

Gabriele Geminiani (violoncello).

Non importa aggiungere altro.

[1] Il neoclassicismo musicale è un termine che fa riferimento a una corrente della musica colta che si è affermata fra gli anni Venti e Trenta del Novecento, in opposizione alle sperimentazioni  atonali e dodecafoniche; i neoclassici rifiutavano anche le poetiche sentimentalistiche ed espressive proprie della musica romantica, rivolgendosi piuttosto ai grandi modelli sonori e tecnici rinascimentali (Monteverdi, Gesualdo -sappiamo come quest’ultimo abbia suscitato una profonda suggestione in Igor Stravinskij-, ecc.), barocchi  (Bach, Vivaldi….), classici (Mozart, Haydn….).

Per quanto riguarda i soggetti e i libretti musicati, vi è una più ampia attenzione a fonti letterarie antiche, tratte dal mito greco-romano (Oedipus Rex di Igor’ Stravinskij), dal contesto medievale (Carmina Burana di Carl Orff) o rinascimentale (Diane de Poitiers di Jacques Ibert).

[2] A proposito di Sinfonia concertante v. il commento al Festival di OM 2019, prima giornata, quando è stata eseguita Franz Joseph Haydn, Sinfonia concertante per oboe, fagotto, violino, violoncello e orchestra in Si bemolle maggiore, Hob. I:105.

[3] Il periodo di trasferimento da Salisburgo a Vienna è caratterizzato da due lavori, la Sinfonia n. 34 in Do maggiore, K 338 –l’ultima composta nella città di nascita- e la Sinfonia n. 35 in Re maggiore K 385 (la celebre Hafner)-la prima che vede la luce a Vienna- In mezzo, diciamo, la Concertante di cui sopra.

[4] Quadro primo: Naissance d’Apollon ; Quadro secondo: Variation d’Apollon; Pas d’action; Variation de Calliope; Variation de Polymnie; Variation de Terpsichore; Variation d’Apollon; Pas de deux; Coda; Apothéose.

[5] E’ tratta dal volume POGGI Amedeo e Vallora Edgar Signori, il catalogo è questo, Ed. Einaudi , Collana Gli Struzzi, 1991, alle pp. 615/616

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